Intervista Ad Alan Glynn, L’Autore Di Limitless 🎬📚
Il film del 2011 Limitless è stato un vero successo al botteghino: ha ricavato ben 79 milioni di dollari negli Stati Uniti ed altri 157 milioni nel resto del mondo. Il successo del film è stato tale da convincere la CBS a commissionare una serie televisiva dello stesso franchise nel 2015.
A posteriori possiamo dire che il film è stato fondamentale nel diffondere il concetto di nootropo tra le masse, e nel trasformare il potenziamento cognitivo ed il biohacking da piccola sottocultura underground ad un qualcosa di più mainstream.
Confuso su cosa siano i nootropi?
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Limitless tra realtà e finzione
Eddie Morra (Bradley Cooper) è un aspirante scrittore, single e depresso che vive in una topaia nella Chinatown di New York. Non riuscendo a scrivere una singola frase del suo nuovo romanzo, incontra per caso un vecchio amico che gli propone un farmaco sperimentale noto come NZT-48, che dovrebbe aiutarlo a scrivere il suo romanzo. Ma il composto si rivelarà molto più efficace del previsto, e cambierà del tutto il corso della sua vita.
La rappresentazione del film sulle sostanze che migliorano la cognizione (nootropi) ha persino portato alcuni media a promuovere il modafinil come la “droga di Limitless”.
Sebbene non esistano nella realtà sostanze che abbiano effetti pari a quelli dell’NZT-48, il film ha comunque suscitato un notevole interesse tra gli spettatori per quanto riguarda i nootropi ed il potenziamento cognitivo.
Il film è basato sul romanzo Territori oscuri (2001) dello scrittore Alan Glynn. Mentre il film diverge dal libro in alcune parti della trama e nella caratterizzazione dei personaggi, i temi sono più o meno gli stessi. Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Alan su come la fama di Limitless ha influenzato la sua vita, e sulle sue opinioni personali su nootropi, il biohacking, ed il transumanesimo.
Quando ha scritto Territori oscuri, le è mai passato per la testa il pensiero che potesse essere adattato in un film o in una serie televisiva di Hollywood? Com’è cambiata la sua vita in seguito a questa esposizione?
Quando ho scritto Territori oscuri, tra il 1999 e il 2000, avevo già due romanzi inediti nel cassetto, quindi la pubblicazione era il mio obiettivo principale. Il pensiero di tre romanzi inediti mi spaventava non poco, quindi l’idea che ci potesse essere un giorno un adattamento cinematografico non mi sfiorava nemmeno.
Essere finalmente accettato da un editore è stata un’emozione unica e indimenticabile, perché non ero più tanto giovane e non c’era nessuna garanzia che sarebbe successo.
Poi, prima ancora che il libro uscisse, è stato opzionato dalla Miramax, e anche questo è stato molto eccitante. Ma mi avevano avvertito che poteva essere un processo lento, e anche in questo caso non c’era alcuna garanzia che il film sarebbe stato realizzato.
Alla fine è successo, ma ci sono voluti quasi dieci anni. L’esposizione che ho ottenuto dal film è mi ha aiutato a tenere alto il mio profilo con gli editori e i produttori.
Qual è stata l’ispirazione per il libro? Ha avuto esperienze personali con gli stimolatori cognitivi e i nootropi prima di scrivere il libro?
Il mondo degli stimolatori cognitivi e dei nootropi ha fatto davvero molta strada dal 1999, ma all’epoca non avevo alcuna esperienza personale con essi e ne conoscevo solo vagamente l’esistenza.
I termini “designer drug” e “smart drug” mi attraevano per qualche motivo e si fondevano nella mia mente con l’idea dei “farmaci che migliorano le prestazioni” nello sport – il che ha portato alla domanda: e se ci fossero farmaci che migliorano le prestazioni delle attività più cerebrali o intellettuali?
Questo si è poi collegato ai grandi temi che mi hanno sempre interessato: il perfezionamento dell’uomo e la nozione, simile a quella de Il grande Gatsby, della trasformazione o reinvenzione di sé, e come alla fine del XX secolo questo impulso umano sia stato ridotto a una semplice merce, una pillola.
Tuttavia, nella stesura del libro, ho attinto anche alle esperienze che avevo avuto con gli psichedelici anni prima e questo ha introdotto una certa complessità o un senso di mistero nel procedimento. L’MDT-48 aveva il potenziale per essere sfruttato e ridotto a merce, ma aveva anche un aspetto sconosciuto, quasi spirituale e forse liberatorio.
Ha avuto voce in capitolo sulla direzione che ha preso il film Limitless? È soddisfatto del risultato finale?
Non ho avuto voce in capitolo sulla direzione che ha preso Limitless.
Tuttavia, durante tutto il processo, sono stato in contatto con la sceneggiatrice e co-produttrice del film, Leslie Dixon. Era una grande fan del libro e voleva che fossi soddisfatto del risultato, cosa estremamente insolita a Hollywood. Ma con il quel genere di budget e di produzione, nemmeno Leslie aveva il pieno controllo, quindi era inevitabile che venissero apportate delle modifiche che non mi avrebbero soddisfatto.
Alla fine, però, sono stato soddisfatto del film. Per circa quaranta minuti è molto vicino al libro, il che è emozionante da vedere: le cose che hai inventato nella tua testa vengono riprodotte meticolosamente sullo schermo. Ma poi il film va avanti per la sua strada, il che va bene, e del resto non poteva finire come il libro, non sarebbe mai successo in un film di tale portata.
Il finale del film, però tutto sommato mi piace. È coraggioso, divertente e fedele a un certo spirito del libro. La serie TV invece non l’ho ancora vista.
Limitless ha contribuito in modo significativo all’ascesa dei nootropi e del biohacking. Qual è la sua opinione su queste tendenze? Crede che continueranno a crescere in popolarità?
In modo significativo? Mi chiedo se sia vero. È stato certamente sorprendente vedere questo movimento crescere negli ultimi anni. Penso di aver appena sfruttato qualcosa che era già nella cultura.
Un fattore molto più importante, credo, è il potere di Internet per diffondere informazioni e per riunire persone che possono parlare e condividere esperienze – persone che altrimenti non avrebbero mai connesso.
Podcaster come Tim Ferriss e Joe Rogan hanno coraggiosamente spinto i confini di ciò che è possibile in una conversazione pubblica.
Penso che il rinnovamento della ricerca sulle possibilità terapeutiche degli psichedelici e del microdosaggio sia molto positivo ed emozionante, come lo sono tutte le sorprendenti (e molto recenti) scoperte su come funziona il cervello.
Ma penso anche che vi sia anche un enorme potenziale di sfruttamento. I venditori di fumo ci saranno sempre, soprattutto nella medicina fai da te che è un grande business. Questo perché alla gente piace l’idea di una scorciatoia per cambiare facilmente la propria vita.
Se potete promettere una trasformazione personale in una prodotto o in una terapia o in un sistema, troverete sempre acquirenti disposti. Questo è il motivo per cui Limitless si rivolge a così tante persone, e questo è ciò di cui fondamentalmente parla il libro, più che di qualsiasi prodotto chimico specifico o delle neuroscienze in generale.
NZT/MDT 48 ha avuto effetti collaterali negativi su Eddie sia nel libro che nel film. Credi che il mondo dei nootropi in futuro porterà questi stessi rischi?
Il libro, più che il film, è un tradizionale racconto cautelativo, una sorta di patto col diavolo: ti darò tutta la conoscenza del mondo, ma ti costerà caro. Gli effetti collaterali dannosi sono una conseguenza inevitabile dell’arroganza di pensare di poter trascendere i propri limiti umani.
Ma questo è un tropo narrativo. Non è scienza, non è farmacologia. Nella scienza e nella farmacologia del mondo reale… non lo so. Non ho competenze o conoscenze speciali su come funziona questa roba. So che l’MDT-48, così come appare nel libro, non esiste – e nemmeno l’NZT del film, o la droga di Lucy, o la formula di Fiori per Algernon, o l’elisir di giovinezza della commedia Il magnifico scherzo di Howard Hawks.
Nulla di ciò che abbiamo oggi si avvicina a queste cose. Per quanto ne so, gli effetti dei nootropi sono leggeri e molto probabilmente non sono rilevabili se non abbiamo uno stile di vita salutista. Il Modafinil vi terrà svegli, ma non vi renderà più intelligenti. E nemmeno l’Adderall. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, non riesco a immaginare nessuna sostanza veramente potente che non ne abbia – ma questa è solo un’opinione, che non è basata su alcuna esperienza diretta o conoscenza tecnica.
Qual è la sua posizione in merito all'”etica” delle persone che fanno uso di potenziatori cognitivi a scuola e nella loro carriera?
Non ho alcun problema con l’uso di stimolatori cognitivi, altrimenti dovremmo vietare anche la caffeina e la nicotina. Ma credo che ci sia una zona grigia tra i cosiddetti nutraceutici e i farmaci veri e propri, e c’è un’ulteriore distinzione da fare nell’uso nell’ambito della scuola e quello lavorativo.
Non posso fare a meno di pensare che i ragazzi che assumono farmaci non regolamentati solo per ottenere voti migliori siano una pessima idea, che evidenzia anche quanto sia incasinato il sistema educativo. Per gli adulti, si tratta di una scelta consapevole. Ma penso anche che siamo in una sorta di fase iniziale del Far West del potenziamento cognitivo e che errori e passi falsi siano inevitabili.
Temo che l’intero settore sia maturo per una corporativizzazione a tutto campo e che l’attuale sensazione di sperimentazione e liberazione, eccitante e di nuova frontiera, come nei primi giorni di Internet, venga frenata e messa in ginocchio.
Il movimento biohacking e transumanista ha portato le persone a compiere esperimenti rischiosi come l’impianto di tecnologie fatte in casa (come i microchip) nel proprio corpo. Qual è la sua opinione sul movimento transumanista? Pensa che possa diventare un’industria importante nel prossimo futuro?
Se si possono fare soldi, il transumanesimo diventerà certamente una grande industria. Ma impiantare una tecnologia fatta in casa nel proprio corpo mi sembra folle e prematuro, un po’ come cercare di correre prima di poter camminare.
Penso che il transumanesimo esprima un desiderio o un’aspirazione comprensibile, superare quelle che sembrano limitazioni (spesso fisiche o mediche) fastidiose e inutili – e io sono d’accordo. Ma a me sembra che la tecnologia per trasformarsi completamente sia già disponibile o che comunque arriverà a breve, quindi perché non affrontarla di petto?
Ma il problema, a mio avviso, riguarda la tecnologia stessa ed il nostro rapporto con essa. Perché finora nella storia, ogni volta che arrivava una nuova tecnologia, ci siamo sempre adattati ad essa – e queste nuove tecnologie inevitabilmente guidano il nostro comportamento, ed il libero arbitrio è in realtà solo illusorio.
Quindi la Singolarità, a mio avviso, anziché essere la nostra grande liberazione (quando e se arriverà) potrebbe finire per essere un momento di definitiva resa umana.
Ma poi io che ne so? Quello che è certo è che i prossimi cinquant’anni di sviluppo umano saranno davvero straordinari.
Seguite Alan Glynn su Twitter e date un’occhiata al suo ultimo libro “Paradime”.